L'opera prima dello stilista Tom Ford e come si adatta all'essere single per scelta del destino
Il film è tratto dall'omonimo romanzo di Christopher Isherwood degli anni ‘60 e racconta la storia di un uomo gay che lotta per superare emotivamente la morte del suo compagno.
In particolare quello che dovrebbe essere il suo ultimo giorno. E ci fermiamo qui per non spoilerare se non l’hai ancora visto…
A Single Man è un film derivativo, rilassato e molto consapevole di essere sempre visivamente bellissimo.
Non è un caso, infatti, che a dirigerlo sia un’istituzione nella moda contemporanea, ossia Tom Ford.
Oltre ad essere il proprietario del suo marchio, il regista e stilista è stato anche direttore creativo di Gucci, perciò anche se non lo hai mai sentito, il cineasta di A Single Man non è certo l’ultimo arrivato.
Con questi aggettivi iniziali non volevamo in ogni caso giudicare l’opera con un commento superficiale, anzi, in quest’analisi proveremo a scoprire perché A Single Man sia un film con due anime: una assolutamente derivativa e l’altra abbastanza originale.
Prima d’iniziare, però, raccontiamo in sintesi la trama dell’opera prima di Tom Ford.
Siamo negli anni ‘60 in California e l’atmosfera che si respira è ambivalente.
Da un lato c’è un’America che si affaccia sugli anni dei moti studenteschi, della seconda ondata femminista e della Coca Cola. Complessivamente c’è un fermento generale davvero stimolante.
Dall’altra faccia della medaglia c’è una nazione terrorizzata dallo scontro nucleare e dalla crisi di Cuba. Moltissimi difatti stanno pensando a rifugi anti-atomici.
In questo clima socio-politico instabile ci viene presentato il protagonista: George Falconer, un docente universitario omosessuale che nasconde il suo orientamento e cerca di dimenticare il suo ex compagno morto durante un incidente.
Il film è tutto qui, seguire George durante una sua giornata come le altre ma anche speciale e piena d’incontri.
Come dicevamo, A Single Man ha due anime: una più derivativa e l’altra più originale.
Nelle prossime righe ci concentreremo sui tratti più sorprendenti.
L’opera prima di un cineasta solitamente ha più un’esigenza narrativa, di scrittura, che solitamente non è supportata da una messa in scena altrettanto curata perché lo stile visivo del cineasta deve ovviamente formarsi.
Per Tom Ford sembra non essere così.
Ogni dettaglio di ogni inquadratura non è solo splendido ma ha anche un riscontro bellissimo sulla storia.
Oltre a quest’aspetto visivo davvero ben fatto, il racconto di solitudine che ingloba la sua difficoltà di essere è davvero autentico.
Questo aspetto è di questa fattura perché lo stesso Tom Ford è gay e perciò può scrivere, dirigere e raccontare questo protagonista tramite una rappresentazione ispirata e priva di rappresentazioni fuorvianti.
Il film è ambientato nel 1962 e segue George Falconer, un professore gay che vive in California. Vediamo il mondo attraverso i suoi occhi mentre affronta la morte del suo compagno e lotta per trovare una ragione per continuare a vivere.
È un film potente, che ti accompagnerà a lungo dopo la visione.
I temi affrontati dal regista Tom Ford sono universali: amore, perdita, dolore, solitudine e sopravvivenza.
Nella vita di quest’uomo solo che osserva la realtà e cerca di elaborare il suo lutto, ci sono alcune sorprese che riempiono la sua vita di colori intensi.
Chiariamo meglio quest’aspetto. Il fim ha una fotografia il più delle volte desaturata, ossia dai colori spenti, tuttavia in alcuni frangenti ci sono esplosioni di colore perché George ha intravisto qualcosa che fa bene al suo spirito: le emozioni.
Svuotato da un dolore che non può manifestare alla società, il protagonista reprime la sua voglia di vita ma alcuni episodi riescono a donargli una speranza: l’eccitazione per aver visto un bell’uomo, la tenerezza per una bambina e così via.
In alcune scene del film il regista ha voluto soffermarsi sull'empatia tra il protagonista e lo spettatore e c’è quindi un aumento del colore quando il protagonista George è più esposto alle emozioni, per farne risaltare ancora di più visivamente l’impatto.
È difficile negare che Colin Firth abbia fornito una performance straordinaria in questa pellicola. Il suo personaggio attraversa una montagna russa di emozioni e Firth riesce a rappresentarle tutte alla perfezione.
Alcuni critici hanno definito la recitazione di Colin Firth "degna di un Oscar".
L’attore ha comunque vinto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile alla 66ª Mostra del cinema di Venezia.
Anche Julianne Moore è fantastica nel suo ruolo e Nicholas Hoult fa un buon lavoro.
Colin Firth ha dato un'interpretazione straordinaria nel ruolo di George, l'uomo solitario che lotta contro la morte del suo partner.
Lui è certamente bravissimo e nonostante lavori ovviamente per sottrazione recitativa, è davvero incredibile nel restituire tutte le emozioni sporadiche ed il tormento che in seguito prende il soppravvento.
Non solo in Italia, ma anche all’estero il film di Tom Ford è stato accolto benissimo. Ecco un estratto della recensione di Ann Hornaday del Washington Post.
La seguente citazione è ovviamente tradotta dall’inglese all’italiano. Ann Hornaday afferma:
“Elogiamo ora Colin Firth, protagonista di "A Single Man". Esiste oggi un attore in grado di evocare contemporaneamente una solitudine straziante e un calore accattivante?
Firth ha sempre avuto una predilezione per l'interpretazione di uomini abbottonati la cui fredda distanza è eguagliata solo da un ammaliante senso di vulnerabilità - una combinazione che fa sì che le sue protagoniste (e, per estensione, il pubblico) vogliano conquistarlo e prendersi cura di lui. È giusto che Firth porti avanti A Single Man, un film dalla forza emotiva tranquilla ma potente, perfettamente adatto alle sue doti singolari”.
Le musica del film è frutto di un ricerca molto precisa da parte del regista, appassionato di colonne sonore.
In una intervista Ford aveva detto: «Ho provato ad immaginare che tipo di musica potesse trovarsi nella testa di George. Volevo un tema d'apertura lussuoso e una musica che fosse una vera e propria colonna sonora vecchio stile».
I compositori della colonna sonora sono il giapponese Shigeru Umebayashi e il polacco Abel Korzeniowski.
Il debutto di Ford come regista cinematografico è un capolavoro.
L'intero film dà la sensazione di essere voyeuristico, come se si stesse sbirciando nella vita di qualcuno.
La recitazione è ottima, ma ciò che rende questo film speciale è il modo in cui ti fa sentire. È una montagna russa di emozioni e alla fine si ha la sensazione di aver fatto un viaggio emotivo.
Non si sa mai cosa succederà e Colin Firth offre un'interpretazione straordinaria. Se sei alla ricerca di un viaggio emotivo, questo è sicuramente un film che fa per te.
Un regista, all’inizio del suo percorso, ha ovviamente le sue ispirazioni cinematografiche e culturali, tuttavia quando si può fare il gioco della citazione, c’è un problema.
In primis George, il protagonista, ha un look che ricorda tantissimo quello di Marcello Mastroianni ne “La Dolce Vita” di Fellini.
I due hanno anche in comune l’incontro con diversi personaggi che a loro modo ci faranno scoprire qualcosa in più del protagonista e del suo modo di osservare la realtà.
Anche le musiche di Abel Korzeniowski e Shigeru Umebayashi sono ispirate, solo in alcuni segmenti, a quelle che Bernard Hermann scriveva per Hitchcock.
Non è una casualità la citazione di Psycho in un certo frangente del film. Purtroppo tutte queste ispirazioni legittime ed alcuni clichè di scrittura come quello di raccontare il tormento interiore con la voce fuori campo, fanno diminuire un interesse che poteva aumentare considerevolmente se A Single Man fosse stato più originale.
Come se non bastasse, A Single Man ha anche il difetto di voler consegnare allo spettatore frasi profonde sulla vita e la morte che per qualcuno possono essere stucchevoli.
Detto ciò, il film è stato ampiamente apprezzato dalla critica fino al punto tale da far conquistare a Colin Firth il premio come miglior attore al Festival del Cinema di Venezia.
Dall'inizio alla fine, A single man è un film intenso che vale la pena di vedere.
Colin Firth offre un'interpretazione straordinaria del protagonista, George e non si può fare a meno di provare empatia per lui mentre attraversa gli alti e bassi della sua vita.
Il resto del cast è altrettanto valido e tutti lavorano perfettamente insieme per creare un'esperienza cinematografica di qualità e questo contribuisce a dare vita alla storia.
A Single Man ha una durata di circa 100 minuti, tuttavia il suo ritmo molto lento e rilassato potrebbe restituirti un effetto soporifero.
A Single Man non vuole essere avvincente, sia chiaro, tuttavia sa benissimo che il ritmo nella narrazione cinematografica sia fondamentale.
Difatti tutti gli incontri che avvengono nel film sono ben calibrati e contrapposti ai momenti di sconforto del protagonista, dando perciò allo spettatore i giusti momenti di tensione e riposo.
Tom Ford da quest’opera prima ne esce davvero bene, tuttavia chi dimostra nuovamente di essere bravissimo è certamente Colin Firth. I suoi comprimari non sono assolutamente scontati, da Julian Moore a Nicholas Hoult, il cast è fantastico ed è davvero un punto di forza fortissimo.
È un film molto intenso e che lascia da pensare e se sei alla ricerca di un'esperienza potente ed emozionante, questo è il film che fa per te.
Noi te lo consigliamo, in una serata magari piovosa.
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