Cosa significa essere donne quarantenni oggi? Affrontiamo il tema
"Siamo nel bel mezzo di una rivoluzione: uscendo dall'ombra dell'immaturità, l'essere giovani ha ormai intriso di sé la cultura del lavoro, l'ufficio è divenuto un'estensione della gioventù"
The Economist
I quarantenni di oggi vanno al lavoro con lo scooter, usano social e app di messaggistica, fanno selfie e vestono (quasi) come ventenni.
Perché l'essere giovani sembra essere non più una questione anagrafica, ma uno stato mentale.
Fino a qualche tempo fa la nostra cultura si basava sul concetto di "maturità" e di "competenze", costruite con la saggezza.
Oggi un giovane padre non ha poi molti precetti da trasmettere ai suoi figli, semmai saranno loro a spiegargli come vanno certe cose. L'esperienza, più lenta ad evolversi nonostante il passaggio, in forma d'insegnamento, da una generazione all’altra, è stata soppiantata dall'apertura all'innovazione e dai sempre più veloci mutamenti di costumi e mode.
La chiave di tutto è nella rivoluzione tecnologica che costringe ad apprendere velocemente sempre nuove nozioni.
E qui, o si è giovani o si fa di tutto per rimanerlo.
I quarantenni odierni, non si riconoscono più nelle figure autoritarie dei loro padri, ma sono uomini in piena crisi esistenziale che, non potendo riconoscere il proprio mondo, provano disperatamente a regredire alla condizione di "figlio“, anche quando sono già padri a loro volta, per rimanere al passo coi tempi.
Enzo di Milano, quarantenne divorziato, con due figli a carico, fotografo di successo, comprava un Mac ogni volta che ne usciva un nuovo modello sul mercato, solo perché affascinato dalla tecnologia.
"Non so usare il computer – aveva confessato – ma mi piace troppo vederlo lì in bella mostra sulla scrivania di vetro del mio studio… poi ci pensano i miei figli a usarlo e spiegarmi qualcosa“.
Ma che differenza c'è tra i quarantenni di oggi e quelli del passato?
Oggi, in alcuni ambienti, sono considerati ancora giovani e nel pieno delle loro attività.
Stimati utili, sulla spinta di una ambizione ancora inalterata, sono utilizzati per dare impulso al lavoro con idee innovative, ma anche per risolvere problemi scomodi e gestire contesti difficili.
Oltretutto, i "giovani" costano all'azienda meno dei senior.
Probabilmente sulla scorta di queste riflessioni i capi ai vertici di importanti case automobilistiche, tra cui Bmw, Ford e Opel, hanno deciso di chiamare dei quarantenni alla guida delle loro filiali italiane. "Sursum corda!“ dunque, ai signori uomini perché avere quarant’anni non è poi così male.
La ventiquattrore al posto del portenfant.
Le quarantenni di oggi privilegiando lavoro e carriera rischiano di risolversi a essere madri quando ormai è tardi.
Quasi a volersi rifare di tanti anni di disparità, le donne hanno deciso che la lista delle priorità della vita debba avere un ordine contrario a quella delle loro madri.
Prima la laurea poi la specializzazione, poi ancora il lavoro, a coronamento dei propri sacrifici e delle proprie soddisfazioni, infine la famiglia.
Lo status di single è qui frutto di una scelta ponderata e non più di forzature o situazioni attribuibili al caso.
Quando poi, e se, si incontra l’uomo giusto si attende ancora prima del passo decisivo.
Occorre innanzitutto mettere via dei risparmi, acquistare una casa, per avere un tetto sulla testa, perché le sicurezze affettive senza quelle economiche non bastano.
E quando si decide che è giunto il momento per avere un figlio si scopre che forse è troppo tardi, perché, per quanti sforzi si facciano, il bambino proprio non viene.
"Quando non la volevamo" si sente dire "la gravidanza era dietro l’angolo e occorreva un’attenzione pazzesca per evitarla. Ora che è voluta sopra ogni cosa, ora che tutto è a posto - lavoro, sicurezze ecc. - non succede nulla“.
Se n’è ben accorta un’economista americana,
Sylvia Ann Hewlett , che nel suo libro "Creating a life: professional women and the quest for children" ha riproposto argomenti dimenticati:
sebbene la scienza abbia un rimedio per combattere le malattie e la vecchiaia, non può nulla contro il passo inesorabile dell’orologio riproduttivo femminile .
"Gli anni tra i 25 e i 35 sono quelli migliori per lanciare una carriera.
Sono quelli in cui lavorare duro paga al massimo.
E anche quelli più importanti per far decollare una famiglia.
Le donne che lasciano il mercato del lavoro durante questi anni possono perdere il treno per sempre"
Lester Thurow, economista
Per essere "ottimiste" il quadro è questo: le donne dai 27 anni in poi cominciano un lento declino che a 40-45 anni spesso è già concluso. Qualcuno dirà che ci sono donne che grazie alla fecondazione in vitro si sono permesse il lusso di partorire a 50 anni.
Ma che fatica ritrovarsi, in età quasi da pensione, a dover cambiar pannolini, preparare pappette e svegliarsi nel cuore della notte perché il pupo piange!
Ironia a parte, concepire un figlio a 45 anni, o più, comincia a rientrare nella casistica dei miracoli, anche con la fecondazione assistita. Secondo la
Hewlett il numero di donne senza figli in età compresa fra i 40 e i 45 anni è raddoppiato negli ultimi due decenni.
E tra le executives che lavorano nelle grandi corporation, dette "high earner" (cioè con salari superiori ai centomila dollari), il 49% non è mai stata mamma, contro il 90% degli uomini divenuti padri.
Questa stima riguarda gli Stati Uniti ma la situazione è comune, più o meno, a tutto il mondo occidentale.
Che fare per risolvere l’amaro dilemma "carriera o famiglia“?
La domanda resta aperta…
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